ECTOGENESI – UTERI ARTIFICIALI – NECESSITÀ REALE O UN DESIDERIO INDOTTO?

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    Ectogenesi (dal greco ecto, “fuori,” e gènesis, “origine”) è un termine coniato dal genetista britannico J.B.S. Haldane nel 1923. Indica la crescita di un organismo all’esterno del corpo in cui si sviluppa solitamente, per svilupparsi all’interno di un ambiente artificiale. Per la specie umana consiste nello sviluppo dell’embrione, dal concepimento fino alla nascita di un bambino vivo e sano, dentro un utero artificiale.
    Si ritiene che per la prima volta questo concetto sia stato pronunciato durante una conferenza di biochimica all’Università di Cambridge, durante la quale è stato letto un rapporto di fantasia sul futuro di uno studente che scriveva: “Nel 1951, DuPont e Schwartz hanno prodotto il primo bambino ectogenetico… la Francia è diventato il primo paese a legalizzare l’ectogenesi e, dal 1968, utilizzando questo metodo, 60.000 bambini sono nati nel paese ogni anno”. Uffcialmente l’ectogenesi è una pratica non ancora possibile, nonostante alcuni tentativi di ricerca.

    L’ECTOGENESI DESIGNA LA CRESCITA DI UN ORGANISMO ALL’ESTERNO DEL CORPO IN CUI SI SVILUPPA SOLITAMENTE, CIOÈ ALL’INTERNO DI UN AMBIENTE ARTIFICIALE

    Lo scopo per genetisti e bioingegneri è coltivare embrioni umani al di fuori dell’utero umano. Forse la pratica è già in essere, ma viste le leggi in merito e i problemi etici che ne scaturiscono non vi è ancora alcuna ufficialità.
    Potenzialmente, il metodo può essere utilizzato per controllare la riproduzione della popolazione. Pertanto, la teoria dell’utero artificiale non è sfuggita al destino di molte idee progressiste e al contempo “terribili” migrando verso la distopia . Ad esempio, in Brave New World, l’ectogenesi è l’unico modo per avere figli e un elemento di controllo sociale.

    DALLA DISTOPIA ALLE SCOPERTE SCINTIFICHE
    Fig 1

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    Nonostante i dibattiti sull’etica e sugli “spigoli vivi”, i primi esperimenti con la gestazione artificiale non si sono fatti attendere. Nel 1955 Google brevetta US2723660A l’Utero artificiale (di Emanuel M. Greenberg) il primo utero artificiale al mondo. Sfruttava il principio delle incubatrici esistenti in quel momento. L’unica differenza consisteva nella capacità di attaccare il cordone ombelicale di un bambino prematuro all’ “utero artificiale”. Occorre specificare che non ci sono prove che i disegni dell’invenzione siano diventati un vero e proprio dispositivo e non un concetto.
    Nell’aprile 2017 i ricercatori del Children’s Hospital di Filadelfia (CHOP) hanno pubblicato un rapporto che descrive in dettaglio la creazione di un dispositivo extrauterino, o “Biobag”. L’ esperimento di E. A. Partridge, MG Davey, et al. Un sistema extrauterino per supportare fisiologicamente l’agnello prematuro estremo / Nature Communications è stato gestito da un gruppo di scienziati americani. Condotto su agnelli pretermine a 15-17 settimane di sviluppo trasferiti ad un sistema di supporto vitale ectopico. Un sacchetto sigillato pieno di una sostanza simile al liquido amniotico. Ai cordoni ombelicali degli embrioni, i ricercatori hanno attaccato dispositivi per filtrare l’aria e saturare il sangue con l’ossigeno. Durante le quattro settimane di osservazione gli agnelli hanno guadagnato peso, è cresciuto loro il pelo e hanno aperto gli occhi. L’autopsia e le analisi hanno mostrato che gli organi interni degli animali si erano sviluppati in modo abbastanza naturale.
    Fig2

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    (a) Circuito e componenti del sistema costituiti da un circuito ossigenatore senza pompa a bassa resistenza, un ambiente fluido chiuso con scambio continuo di fluidi e un’interfaccia vascolare ombelicale. (b) Agnello rappresentativo incannulato a 107 giorni di gestazione e al 4° giorno di supporto. (c) Lo stesso agnello al 28° giorno di supporto che illustra la crescita e la maturazione somatica.

    Il cosiddetto Biobag è stato in realtà il primo prototipo funzionante di un utero artificiale.
    Il passo successivo è stato compiuto dai ricercatori israeliani. Nel 2021, un gruppo di scienziati del Weizmann Institute ha lavorato su embrioni di topo di cinque giorni.
    I topi sono “sopravvissuti” fino a metà di una gravidanza naturale, ma questo non significa che l’esperimento sia fallito. Gli agnelli di Filadelfia erano stati posti in un biobag in una fase avanzata di sviluppo, quando i loro organi interni erano già formati. Qui, per la prima volta, gli scienziati sono riusciti a colmare il “vuoto” del primo trimestre , quindi a trasformare un ammasso di cellule in un feto sviluppato al di fuori del corpo della madre.
    Bisogna sottolineare che gli agnelli sono molto diversi dai bambini umani. Questa differenza è il motivo per cui l’ultimo lavoro dei ricercatori dell’Università di tecnologia di Eindhoven nei Paesi Bassi è “promettente”: i leader del progetto prevedono un prototipo funzionante entro il 2024. Il gruppo, guidato da Guid Oei, esperto di monitoraggio fetale, e Frans van de Vosse, esperto di biomeccanica, ha recentemente ottenuto una sovvenzione di 2,9 milioni di euro (3,5 milioni di dollari) per creare un nuovo grembo materno che preveda l’uso di un neonato umano prematuro di 24 settimane, robotico, stampato in 3D.
    Il manichino robotico può mostrare segni di vita misurabili: battito con frequenza cardiaca e pressione sanguigna simulate, respirazione artificiale e cambio del colore se l’ossigenazione del sangue muta. Anche la forma dell’utero stesso, appeso ad un sistema di funi e carrucole, sembra più un vero utero che la sacca biologica, che giace piatta su un tavolo. Prevede anche la respirazione artificiale e il battito cardiaco di una madre e ha la capacità di espandersi in base alla crescita del feto.
    Fig3

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    QUANDO USI MODELLI DI SIMULAZIONE, CI SI PUÒ ACCOSTARE MOLTO ALLA REALTÀ DI UN BAMBINO UMANO, PIÙ DI QUANDO USI FETI DI PECORE CHE SONO MOLTO PIÙ GRANDI“,

    afferma Vosse, e aggiunge:

    “SE QUESTO MANICHINO SOPRAVVIVE, ALLORA SAPPIAMO CHE SIAMO PRONTI PER IL PRIMO ESSERE UMANO.”

    In uno studio pubblicato il 15 aprile 2021 gli scienziati confermano di aver prodotto embrioni “chimera” da macachi a coda lunga con cellule umane, rivelando che le cellule potrebbero sopravvivere e persino moltiplicarsi. Ne abbiamo riportato la notizia prontamente lo stesso giorno nel nostro canale Telegram. Inoltre, i ricercatori guidati dal Prof Juan Carlos Izpisua Belmonte, del Salk Institute negli Stati Uniti, hanno detto che i risultati offrono una nuova comprensione dei percorsi di comunicazione tra le cellule di specie diverse. Questi test potrebbero aiutarli per creare chimere con specie che sono meno strettamente correlate alla nostra.
    Fig 4

    Gli autori hanno scritto:
    QUESTI RISULTATI POSSONO AIUTARE A COMPRENDERE MEGLIO LO SVILUPPO UMANO PRECOCE E L’EVOLUZIONE DEI PRIMATI E SVILUPPARE STRATEGIE EFFICACI PER MIGLIORARE IL CHIMERISMO UMANO IN SPECIE EVOLUTIVAMENTE DISTANTI

    Nel 2022, sono arrivate altre notizie “interessanti” da scienziati cinesi che hanno creato una tata AI per prendersi cura degli embrioni nell’utero artificiale. Il Suzhou Institute of Biomedical Engineering and Technology ha creato un dispositivo per la coltura degli embrioni basato sull’intelligenza artificiale. Se i ricercatori precedenti controllavano manualmente lo sviluppo del feto nell’utero di laboratorio, gli scienziati cinesi sono riusciti a programmare il primo sistema di monitoraggio intelligente al mondo.
    La “tata AI” è in grado di controllare gli indicatori dell’ambiente in cui si sviluppa l’embrione: temperatura, rapporto tra anidride carbonica e ossigeno e concentrazione di nutrienti. Il sistema è attualmente in fase di test sui topi.

    ECTOGENESI E UTERO ARTIFICIALE: NECESSITA’ REALE O DESIDERIO INDOTTO?

    Sorge il dubbio che bypassare la spiritualizzazione del “miracolo della vita” e l’idealizzazione del ruolo della donna in relazione allo scopo di procreazione sia alla base della volontà di far nascere bambini con gestazioni gestite in uteri artificiali.
    Se la gravidanza è pianificata e desiderata l’esperienza della maternità è assolutamente positiva, anche se non è esente dai rischi che ne possono derivare, come aborto spontaneo, parto prematuro, conflitto Rh, patologie nascoste, ecc.
    Va da sé che se la maternità non è pianificata, o peggio, non è desiderata, a tutto quanto sopra indicato si aggiungono una serie di problemi che possono essere psicologici, finanziari ed economici.
    In ogni caso una gestazione comporta sempre un impiego di forze, salute, energie e tempo non indifferenti.
    L’OMS ha dichiarato che più di 2,5 milioni di bambini muoiono nell’utero materno prima del termine.
    Sempre secondo i dati dell’OMS ogni giorno nel mondo muoiono circa mille donne di parto, per complicazioni inevitabili nonostante l’alto livello raggiunto dalla medicina.
    Nel luglio del 2021 l’OMS ha emesso le raccomandazioni per definire l’editing del genoma umano inteso come mezzo per salvaguardare la salute pubblica, sottolineandone sicurezza, etica ed efficacia. Questa procedura potrebbe portare a diagnosi tempestive, a trattamenti mirati e riuscire a prevenire malattie genetiche. Ma questo scopo nobile non mette a tacere tutti i dubbi che nascono da cotanto potere, dubbi di natura soprattutto etica. Per questo è stato istituito un comitato consultivo globale e multidisciplinare volto ad affrontare le questioni etiche, scientifiche, sociali e legali che scaturiscono da queste pratiche.
    Se tale tecnologia fosse messa a punto e applicata agli esseri umani, le conseguenze di carattere antropologico sarebbero devastanti, occorre interrogarsi prima e porre in essere tutti i limiti etici e giuridici per evitare che tale strumento sfugga di mano e diventi un mero mezzo di profitto e di controllo.
    I giuristi ne accettano la legittimazione solo in tre casi:

    1 Salvare la vita dei cosiddetti “grandi prematuri”, quei feti che nascono prime delle 21 – 22 settimane.

    2 Affrancare le donne dalla schiavitù della maternità surrogata, infatti le donne che non sono nelle condizioni di procreare non avrebbero più bisogno di un utero in affitto.

    3 Consentire a tutti di diventare genitori senza correre rischi, infatti l’embrione non sarebbe esposto ad alcun rischio. Tutte le donne, anche quelle con gravi difficoltà fisiche, potrebbero diventare madri.

    Ma i rischi che si corrono sono davvero inquietanti, per esempio è più che possibile l’oggettivizzazione dell’essere umano, infatti i nascituri diverrebbero oggetti del contratto di gestazione artificiale.
    Tutto lo scenario riguardante l’aborto andrebbe ripensato poiché la gestazione sarebbe portata a termine da una macchina e non da una donna, questo significa che si consentirebbe di far continuare le vite di tutti quei feti abortiti (volontariamente o meno). Quali sarebbero le sorti del neonato? Se abortito volontariamente chi se ne prenderà cura dopo? E se il feto presentasse problematiche genetiche sarebbe comunque salvato dalla tecnologia disponibile? Chi deciderà quale bambino meriterà di vivere e quale no?
    E se la madre che si è affidata alla gestazione esterna decidesse di “abortire” ne avrebbe facoltà? I genitori conserveranno i loro di diritti sul bambino?
    Uomini e donne non avrebbero più bisogno l’uno dell’altra per diventare genitori, portando così entrambi a scegliere quando diventare genitori autonomamente. Il concetto di famiglia viene messo seriamente a rischio.
    Non ultimo il rovesciamento antropologico per cui dopo secoli in cui sono state le macchine ad essere prodotte dall’uomo ora, ci ritroveremmo con uomini riprodotti dalle macchine, con chiare ripercussioni in termini di libertà, autonomia e dignità dell’essere umano; quali saranno i canoni che verranno impostati perché il feto possa essere approvato e portato a termine? Perché si arriverà sicuramente ad un monitoraggio e controllo del patrimonio genetico e magari a degli interventi correttivi per ridurre la disabilità e tutte le conseguenze che questa comporta. Si sta cercando di rendere l’essere umano perfetto?
    Alcuni scienziati ritengono che rimuovere la donna dall’intero processo fetale potrebbe cambiare il modo in cui gli esseri umani evolvono, per esempio le dimensioni del bacino materno impediscono la crescita spropositata della scatola cranica. Cosa accadrebbe se i freni della natura venissero tolti?
    Edgar Morin, filosofo francese, disse:

    “LA STORIA DELLA LAICITÀ OCCIDENTALE HA COSTRUITO UNA FEDE NEL PROGRESSO. IL PROGRESSO È STATO ELEVATO A LEGGE INELUTTABILE…MA SI TRATTA DI UN’ILLUSIONE. È UN MITO CHE LA SCIENZA OPERERÀ UNICAMENTE IN DIREZIONE DEL BENE GENERALE DELL’UMANIT.

    E qui concludiamo la prima parte di “TRANSUMANESIMO: ECTOGENESI – UTOPIA O REALTA’”, la seconda apparirá nei prossimi giorni.

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